Giulio della Valle
Praticante Avvocato
Perito ed Esperto in informatica
in Internet dal 1998
Informatica per avvocati - Napoli
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passi possibili” si legge: <<Molti vengono qui e fanno un percorso, ma poi prendono ciò che hanno ascoltato e lo chiudono in un cassetto. La loro vita non cambierà di una virgola, anzi è peggio, perché certe cose le sai, sono dentro di te e non traducendole ti fanno sentire ancora peggio. Chi decolla nella vita dentro ad un ascolto? Solo chi si fida della Parola che ha ascoltato e decide di farla diventare reale, concreta, nelle scelte (anche in quelle dolorose). Quando fai delle esperienze che diventano esperienza allora la vita si trasforma>>.
Bisogna dire che a Chiara ed Enrico non sono mancate le occasioni di fare scelte difficili e di dover ricorrere costantemente alla “traduzione” degli eventi che dovevano affrontare, a volte <<per non impazzire>>, confida Chiara. Questo offre uno spunto, a mio parere significativo, a chi considera la fede come un dono che o si ha o non si ha.
<<Beato chi ci crede!>>, si potrebbe dire! E invece viene in evidenza che la fede è un percorso, un lavorìo continuo e costante di traduzione che richiede incessante e continuo esercizio. E che offre dei doni. Chiara <<viveva la sua quotidianità senza preoccuparsi di quello che sarebbe avvenuto dopo>>, riferisce Elisa e questo sembra essere un grande dono, una prima grande conquista!
Troppo spesso non muoviamo passi perché siamo terrorizzati dal futuro o ripensiamo al passato. Troppo spesso aspettiamo che qualcosa ci venga dato, che cada dal cielo, senza sperimentare i nostri piccoli passi possibili. Uno dei primi passi possibile compiuti da Chiara è la <<desatellazione>>, riferisce Padre Vito <<in cui si deve sperimentare l’autonomia e iniziare a vivere sotto un’altra paternità>>.
<<Dio ama farsi intravedere, non è mai palese nelle cose. Perché se fosse palese nelle cose tu non saresti più libero di fare una scelta. Lui ti ama così tanto che si lascia solo intravedere. Se tu inizi a capire come lui si fa vedere, inizi a vedere di più, a capire di più>>, riferisce Enrico.
Comprensibile quindi, il desiderare una vita normale ma <<Non esiste una vita normale!>>, tuona Padre Vito, riferendo come una delle sue tentazioni, questo desiderio di Chiara, << Quella che chiamiamo vita normale è solo un cumulo di pretese, un cumulo di illusioni>> un marito, un fidanzato, un lavoro “normale” non sarebbero come il tuo <<Non esistono! Sono una bella collana che ti sei messo addosso, fatta di pie illusioni che sono il tuo guinzaglio. Esistono vite originali e ognuno ha la sua>>.
Nonostante la brevità di queste riflessioni, il mio invito alla lettura è forte. Le riflessioni sono brevi, proprio perché riferite ad un’esperienza profonda e personale tutta da vivere nella lettura; brevi, per lasciare spazio a quanto si può trarre per sé da questa storia reale; brevi, perché afferendo ad una storia reale e così profonda non è il caso di prodigarsi in opinioni e considerazioni manieristiche e di genere che potrebbero svilirne il contenuto.
L’invito è forte, pur essendo generalmente restìo a trattare pubblicamente certi argomenti profondi e personali come la fede, e tutto ciò che sulla fede si potrebbe desumere da questa storia di vita; forte, perché l’esperienza di lettura risulta permeante, nel suo linguaggio semplice e diretto; forte, perché ancora oggi, quando sfoglio questi libri, non ricordo il racconto di una tragedia, tutt’altro, mi pervade ancora il senso di una profonda e assoluta dolcezza.
Giulio della Valle
Dopo molto tempo che non leggevo un libro, mi sono deciso a leggere questa storia e quindi ne ho letti, di seguito, addirittura due!
Ho atteso che passasse il momento in cui non si faceva che parlarne in certi ambienti, per conseguire una valutazione più autonoma e serena e li ho letti di un fiato, l’uno di seguito all’altro, alcuni mesi fa.
“Siamo nati e non moriremo mai più” e “Piccoli passi possibili” meritano di essere citati insieme perché sono una storia in due atti, alla quale, stando alla cronaca, manca il lieto fine. Una storia nella quale mi sono sentito coinvolto anche per aver assistito ad una testimonianza di Chiara ed Enrico ad Assisi.
La storia è quella di una ragazza cresciuta a pane e francescanesimo, un percorso che ritengo sano, dai risvolti in alcuni casi incomprensibili, come sembra incomprensibile il percorso intrapreso da Chiara Corbello Petrillo, una ragazza dei nostri giorni che già viene considerata in “odore di santità”.
La cronaca è tragica: la giovine sposa compie la scelta difficile, condivisa dal marito, di portare a compimento una gravidanza serena, che procede ottimamente, mettendo al mondo una bimba affetta da anencefalia, mancanza della scatola cranica. <<Accompagnano alla vita>> questa creatura che vive approssimativamente mezzora. Tempo dopo Chiara ed Enrico, si recano proprio ad Assisi ad offrire la propria testimonianza al capodanno francescano del 2010 ed alla fine annunciano con gioia che Chiara è nuovamente in dolce attesa: questa volta di un bimbo. Dalle ecografie del settimo mese si riscontrano malformazioni viscerali con assenza degli arti inferiori e incompatibilità con la vita. Accompagnano alla vita Davide Giovanni che vive pochi minuti. Successivamente, Chiara, incinta di Francesco scopre di avere un grave tumore che richiede immediatamente delle cure che però avrebbero messo in pericolo la sopravvivenza del bambino. Rimanda le cure affinché potesse portare a compimento la gravidanza e, soprattutto a causa del ritardo desiderato per non nuocere a Francesco, le sue condizioni di salute si aggravano ed il decorso della malattia proseguirà inarrestabile fino a provocarne la morte, o se si vuole, la nascita in cielo (il 4 Ottobre, S. Francesco d'Assisi, si festeggia proprio la data del suo "transito").
La testimonianza di vita è angelica: in ogni passo, in ogni momento di questa storia, raccontata con una semplicità devastante, ma fino in fondo, si intravvede, come se tale storia potesse ritenersi comune, un percorso fatto in due, anzi in tre se vogliamo: la tragedia di una donna, vissuta in unione al marito con la presenza costante della loro incrollabile fede. La storia, nella sua unicità, sembra addirittura il banale racconto di un susseguirsi di ostacoli insormontabili e di tragedie, ma la testimonianza angelica è nel “come” queste difficoltà sono state costantemente interpretate ed affrontate. Nel modo di “pensare”, dove pensare è insieme al vivere un pregare ed un credere, si scoprono le risorse talvolta inimmaginabili di una persona formata alla fede, quella vera, che possono scaturire dal sentirsi amati, senza alcun dubbio ed oltre ogni limite dell’umano. Il mostrarsi serena agli altri nelle difficoltà, a quelli che di questa storia sono testimoni e che dei testi si fanno autori, lascia un'impronta indelebile, una volta di più dimostra che la certezza di essere amati può vincere su tutto.
Nella testimonianza di Padre Francesco in “Piccoli
Storia di Chiara Corbella Petrillo